Vampiri - The Golden Age of Decadence

Il Gufo, L'uccello del lamento

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Lady Ophelia
view post Posted on 24/9/2008, 22:56 by: Lady Ophelia




I Maya chiamavano il gufo comune dello Yucatan "l'uccello del lamento" e lo associavano alla morte. Appariva nei codici maya, insieme al grande gufo cornuto.
I Lakota avevano una società di gufi, ovvero di guerrieri notturni, che si dipingevano dei cerchi neri attorno agli occhi per indicare la loro preferenza per i combattimenti notturni e per ottenere la vista del gufo. Invece le tribù Navajo e Pueblo di New Mexico e Arizona, veneravano il gufo e lo temevano. Non entravano in un edificio in cui fosse conservata una parte di gufo, per una forma di rispetto che avevano nei confronti di questo animale.
Sia in Europa che in America, a lungo, è stato considerato presagio di morte, talvolta per ragioni pratiche.
Ai bambini dakota si insegnava a svegliarsi e a fuggire se udivano il verso del gufo, perchè veniva spesso usato come segnale prima di un attacco notturno. A questo scopo, era diffuso anche in alcune tribù germaniche e vichinghe della Scandinavia.
Quindi la credenza non derivava da forme di superstizione, non stupisce che in Inghilterra e in America ancora si creda che un gufo appollaiato su una finestra significhi che uno degli abitanto morirà entro la notte.
In Egitto, il geroglifico corrispondente veniva usato per la lettera M, simboleggiava morte, freddo ed il sole invisibile, cioè il sole portato nell'aldilà. Associato ad un segno a forma di nodo e ad un'aquila rapprentava invece il suono sma che compariva nelle parole "unito" e "andare insieme". In questo contesto, suggerisce la pace tra gli opposti - giorno e notte.
In origine era anche il simbolo di Atena e la sua immagine era riprodotta su templi e monete. Sedeva dal lato dove Atena non poteva vedere, permettendole così di vedere tutta la verità e il suo emblema veniva portato sulle insegne araldiche degli Ateniesi. In seguito la dea venne associata alla Diana dei Romani, dea lunare, confermando il legame tra la dea ed il gufo.
Per i Celti era sia diplomatico sia messaggero; guidava gli uomini nei periodi di cambiamento. Blodeuweed, signora dei fiori, fu trasformata in gufo e compare anche nella favola di Culhwch e Olwen alla ricerca di Mabon, il bambino divino.
L'araldica gli attribuisce la prudenza, la veglia e l'attenzione. Mentre in Inghilterra si credeva che chiunque guardasse nel nido di un gufo, sarebbe stato infelice e depresso per sempre. In Galles il suo verso indica che una donna ha appena perso la verginità.

Il Gufo viene spesso associato alla chiaroveggenza, alla magia ed alla proiezione astrale.
Paragonato anche alla saggezza, permette di vedere la verità dietro la bugia; è in grado di sentire le parole non dette. Può essere invocato per guardare il mondo attraverso gli occhi di un'altra persona o per la visione a distanza o per trovare gli oggetti perduti. Invocarlo significa agire con visione interiore e si può chiamare anche nel momento del bisogno, per vedere chiaro nelle tenebre.

 
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